21 luglio 2014, Campo sportivo “Desiderio” di Cava de’ Tirreni
E’ cominciata la stagione; anche quella degli ultras, come era facilmente prevedibile. Al campo sportivo “Desiderio” di Cava de’ Tirreni, amichevole precampionato tra Casertana e la locale Equipe Campania. A un quarto d’ora dalla fine della partita, “un gruppo di trenta teppisti, probabilmente frange estreme del tifo locale” (così li etichetta il “Corriere del Mezzogiorno”), ha fatto irruzione sugli spalti del campo, armati di mazze e spranghe di ferro e con il volto coperto da caschi, iniziando prima a lanciare fumogeni contro i tifosi dell’altra squadra e poi lanciandosi contro i tifosi casertani. Il blitz è stato fulmineo, fra choc dei presenti e assenza di forze dell’ordine al cui arrivo gli ultrà si erano già dileguati. “Le forze dell’ordine indagano negli ambienti del tifo estremo della Cavese anche perchè tra le due tifoserie c’è sempre stata una rivalità accesa” [fonte].
Richiesto di un parere il Presidente (da 17 anni) della Lega Pro Mario Macalli (77 anni all’anagrafe, da 52 nel calcio [vedi]), ha dichiarato: “Ci sono delinquenti che devono essere individuati e ingabbiati. Senza certezza della pena non si andrà da nessuna parte. C’è gente che colpisce perché si sente al sicuro”. In sostanza, Ponzio Pilato: “se ne occupino altri”.
La domanda è semplice: cosa fa il presidente Macalli, cosa fanno i presidenti dei 101 club professionistici italiani perché le autorità “competenti” adottino misure di prevenzione e di contenimento?
La risposta è pesante: nulla. Sono trascorsi invano quasi tre mesi dall’8 settembre del calcio italiano (Finale della Coppa Italia 2014, Roma, 3 maggio) e le autorità hanno continuato a non “agire”. Nessuno - dal Presidente del consiglio al Presidente della Lega Serie A - si è adoperato per estirpare dal calcio italiano il cancro degli ultras [La campagna di Eupallog e dei suo lettori].