Roma, 8 luglio 2014
Intendiamoci: il Giovin signore è un tipo arrogante, che si fa vanto di tale virtù, ed è a capo di un club che comunque ha un giro d’affari non paragonabile con quello delle altre società italiane. In altri termini è portatore di interessi ben chiaramente individuabili e definiti, a cominciare dalla percentuale dei diritti televisivi.
Come era facilmente immaginabile (e come avevamo immaginato mesi fa: vedi) la Juventus è sempre più sola nel sistema calcistico italiano. Troppo avanti (in slang: academy, stadio, marketing, brand, etc.) rispetto a qualsiasi altro club della Serie A. Ancora molto indietro (a cominciare dalle scelte di mercato, e non tanto per ridotta disponibilità finanziaria) in Europa. E’ in mezzo al guado. E scalpita.
Durissime le parole pronunciate oggi intervenendo al convegno ‘L’impatto economico dello sport’ alla Camera dei Deputati. A parte le solite cadute di buon gusto (“Prandelli si è felicemente sposato in Turchia dove la pressione fiscale è minore”), ha detto alcune cose vere e condivisibilissime sulla crisi sistemica della dirigenza del calcio italiano.
Sul presidente dimissionario della FIGC Giancarlo Abete: “Non ringrazio Abete per averci lasciati soli. Il tempo che ci ha dato Abete con le dimissioni da presidente federale è un tempo molto limitato e questo rende tutta l’analisi molto più complicata. Noi avevamo già previsto un’assemblea per l’11 agosto che era un’assemblea tecnica e di servizio. Tramutarla in un’assemblea elettiva è un gesto irresponsabile. Su questo non sono d’accordo. Le sue sono peraltro dimissioni parziali, perché invece ha tenuto le cariche alla Uefa e al Coni. Per coerenza, a questo punto, dovrebbe dimettersi anche dalle altre posizioni”.
Sul candidato che più si sta agitando in queste settimane per succedere ad Abete sulla carega federale, Carlo Tavecchio, il numero uno della Lega Nazionale Dilettanti: “Non ha autorevolezza. Nella Uefa e nell’Eca comandano due grandi ex calciatori, Platini e Rummenigge, la loro autorevolezza e capacità è riconosciuta. Un francese un po’ visionario e un tedesco solido, ma quando questi due signori entrano in stanza la gente schizza in piedi. Farei più fatica ad immaginare che lo stesso trattamento di autorevolezza possa essere riservato a uno come Tavecchio”. Il quale, inoltre, “ha un forte supporto di Carraro e quindi sappiamo che ha un forte supporto di un sistema che viene da lontano. Noi faremo valutazioni per cercare qualcosa di nuovo”.
Sulla necessità di una riforma profonda del sistema: “C’è bisogno di un intervento profondo, radicale e riformista, che ci proietti in un’altra dimensione. Il calcio ha bisogno di riforme, di interventi strutturali, non serve un ponte che ci traghetti per due anni alle prossime elezioni. Le riforme profonde vanno fatte subito. Abbiamo bisogno di interventi seri oggi”.
Sull’identikit del futuro Presidente: “una persona che ha capacità e numeri, una visione di medio lungo periodo per consentircelo. Il candidato che serve in questo momento di crisi è un ex grande calciatore che abbia autorevolezza calcistica. Albertini presidente? Questo non lo dico io, ma corrisponde senz’altro all’identikit così come può essere Cannavaro, Vialli e Costacurta: sono giocatori del recente passato che hanno sufficiente esperienze dirigenziali e manageriali. Guardiamo alla generazione di giocatori che hanno giocato a cavallo degli anni 2000. Sicuramente è gente che saprebbe rappresentare il calcio in maniera importante. È altresì importante la classe dirigente che li accompagnerebbe in questo percorso perché da solo nessuno riuscirebbe a cambiare la Federcalcio attuale e ad apportare le riforme che servirebbero”.
Il problema, però, come ammette lo stesso presidente della Juventus FC è che è “difficile trovare cosa si cerca, ma si sa benissimo chi non si vuole…”.
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