Impuniti


3 agosto 2014

Sono trascorsi invano tre mesi dall’8 settembre del calcio italiano (Finale della Coppa Italia 2014) e le autorità hanno continuato a non “agire”.

Pare che il Ministro degli Interni stia per portare all’attenzione del Consiglio dei Ministri alcune misure. Ma siamo ancora agli annunci, alle parole. I fatti, da Cava dei Tirreni ad Auronzo di Cadore, alla faida tra “romanisti” e “napoletani” a colpi di accoltellamento in attesa del prossimo morto, dicono invece che la stagione degli ultras è ricominciata là dove era stata lasciata. Vale a dire impunita.

Le misure annunciate dal Ministro Alfano [vedi] sono preoccupanti per la loro pochezza: prolungamento del Daspo fino a otto anni, misure di prevenzione in caso di recidiva, potere di divieto di trasferta assegnato al ministro dell’Interno, etc. Acqua fresca.

E’ come curare un malato di cancro con l’aspirina. Se si nota bene sono tutte misure ex post, sul lato della pena annunciata (e poi raramente comminata) a reato (cioè a violenza) consumato, non c’è alcuna iniziativa preventiva.

Ricordiamo i termini - semplici e concreti, ispirati dal buon senso - della proposta avanzata della “Gazzetta dello sport”, che ci trova concordi e che sosteniamo appieno:
1) Scioglimento di ogni forma di tifo organizzato legato agli ultrà.
2) Divieto di ogni forma di striscione all’interno degli stadi. 
3) Galera. Intesa come certezza della pena.
A questi punti aggiungiamo:
4) Abbattimento di ogni barriera all’interno degli stadi.

Ci voleva molto? Sì, ci voleva molto, perché sarebbero state vere misure politiche, preventive e contenitive. Che avrebbero sollevato proteste, manifestazioni di piazza, interrogazioni parlamentari, campagne mediatiche, “canguri” e quant’altro. Qualcosa di pericolosissimo per questa pessima e inadeguata classe politica. Inadeguata perché non si assume la responsabilità di governare, cioè di decidere.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri ammicca sul non poter dire nulla sulla penosa vicenda che porterà un impresentabile uomo di potere alla dirigenza della FIGC. Ma il Presidente del Consiglio dei Ministri dimostra di non volersi adoperare per estirpare dal calcio italiano il cancro degli ultras. Eppure c’era anche lui in tribuna, coi suoi figli, all’Olimpico il 3 maggio 2014. La differenza tra Tavecchio e Renzi, sul governo del calcio, davvero non riusciamo a coglierla.