Donetsk, 24 agosto 2014
Siamo talmente assuefatti alla terza guerra mondiale - come l’ha chiamata senza giri di parole papa Francesco [vedi] - che non riusciamo più a vedere ciò che sta accadendo nel prato del vicino, distratti come siamo invece dall’Ice Bucket Challenge, una delle più pelose campagne sociali che si siano mai viste sui media (e anche in questo caso il “plurinominato” papa Francesco ha ricordato con buon senso che “la vita di un cristiano è piena di atti generosi – ma nascosti – verso il prossimo”).
Domenica mattina, 24 agosto 2014, a Donetsk, un paio di esplosioni hanno sfregiato la Donbass Arena [vedi], uno dei moderni santuari del calcio del terzo millennio, quello sintetico della musichetta della Champions e della virtualità da play-station.
Si dà il caso, però, che si tratti questa volta di bombe vere, di guerra vera, non virtuale, con morti, feriti e sfollati. Lo Shakhtar si è dovuto “ritirare” all’Arena Lviv da settimane per continuare a giocare. Ma non è detto che basti. Attenzione, però: le retrovie sono adesso il Westfalenstadion e San Siro …