Ardue metafore


Italia, 11 maggio 2013

Come è noto, è molto diffuso l’aforisma - con coniazione attribuita a un intellettuale da bar, sigarette e alcolici (ergo esistenzialista) come Jean-Paul Sartre - che vuole il calcio come “metafora della vita” [vedi]. In realtà è sempre più evidente il contrario, come rilevò anni fa con sprezzo un altro intellettuale come Sergio Givone [vedi]: è la vita ad essere metafora del calcio.

Se guardiamo al linguaggio politico italiano ne troviamo ogni giorno conferma. Da ultimo il presidente del consiglio, Enrico Letta, che porta in convento la sua “squadra” di ministri per “fare spogliatoio” (litigioso e già diviso alla prima di campionato). 

Il meglio (eufemismo) però lo sta dando un partito allo sbando come il PD che per descrivere le sue anime diverse (e divise) si rifà al calcio inglese. Aveva dapprima cominciato Matteo Renzi sostenendo che il 2013 passerà alla storia “per i due papi in Vaticano e per la ‘rottamazione’ di Alex Ferguson dal Manchester United” e aggiungendo: "Il governo o lo subiamo o lo sosteniamo con le nostre idee. Se lo subiamo regaliamo un altro calcio di rigore a Berlusconi” [leggi]. Enrico Letta gli ha contrapposto la metafora (che si suppone più laburista [ma vedi qui in calce]) del Liverpool. Rivolgendosi al neo segretario del PD, Guglielmo Epifani, Letta ha affermato: “Visto che Renzi ha citato il Manchester United io citerò il Liverpool con il suo slogan ‘You’ll never walk alone’” [leggi e ascolta].

A ben vedere, il PD è la metafora dell’Inter: senza progetto, dilaniato dalle fazioni, con i militanti abbandonati a se stessi, la presupponenza dei dirigenti, le sconfitte una dietro l’altra come unica prospettiva, l’angoscia del risultato, i giovani turchi …

Il primo che ebbe chiara la visione di come la vita politica fosse una grande metafora calcistica - una variante schmittiana (amici contro nemici), se vogliamo nobilitarla insieme col Filosofo di Setubal [vedi] - fu Silvio Berlusconi con la sua “scesa in campo” (equivocata dal babbo di Roberto Benigni, abituato dall’infanzia contadina a non avere in casa la toilette) al grido di “Forza Italia!”. Non è un caso che ai playoff 2013 ha rivinto lui. Nello stupore solo dei Nesci. Altro che football inglese …

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Sul presunto “laburismo” del Liverpool e di You‘ll never walk alone [leggi] un “controcanto sociale”, informato e puntuto: Liverpool “fu anche il luogo dove per la prima volta nella storia dell’Inghilterra la polizia usò i gas lacrimogeni contro i civili, nel 1981, quando i portuali protestavano per la crisi dovuta all’uso dei container che produsse moltissima disoccupazione. Fu lì che nacquero gli skinhead, che trovarono in quella canzone, in quelle parole, il cemento identitario per riunirsi, protestare, vivere insieme, ubriacarsi e andare allo stadio. Gli skinhead, come è noto, erano lavoratori delle fabbriche o del porto che avevano i capelli rasati per via dei pidocchi, mettevano gli anfibi come scarpe antinfortuni e indossavano i jeans attillati affinché non si impigliassero nei macchinari a trascinamento. Tra gli hooligans c’erano moltissimi skin, sopratutto in quel ventennio 70/80 quando la disoccupazione creò masse di sottoproletari emarginati urbani che traevano la loro unica consolazione nel bere, nell’andare allo stadio e soprattutto nel cantare insieme, per non sentirsi mai più soli. Insomma, You‘ll never walk alone non è uno slogan come I have a dream o come Yes, we can, perché trae le sue radici se non dalla disperazione certamente dall’emarginazione e dalla voglia di fare parte di un gruppo ristretto quanto reietto. Con una speranza: che non camminerai mai più solo perché noi siamo con te”.