24 marzo 2014
La notizia è di queste ore, ma non ha assunto un particolare rilievo sulla stampa italiana (abbastanza anodina nel diffonderla). Diciamo per motivi che spiegano anche quale sia la differenza culturale tra il calcio inglese e quello italiano. L’imprenditore sardo (del quale non è chiarissimo quali siano le “imprese” economiche) Massimo Cellino, presidente del Cagliari Calcio e acquirente del Leeds United Association Football Club, non ha ottenuto dalla Football League inglese l’idoneità per rilevare la proprietà della gloriosa società dello Yorkshire, attualmente languente in Championship dopo i fasti raggiunti negli anni 1960s e 1970s. Perché riconosciuto evasore fiscale (sanzionato dal tribunale di Cagliari) e dunque ritenuto soggetto eticamente ed economicamente non affidabile.
Le considerazioni sorgono spontanee e sono quasi lapalissiane. Per la Lega Serie A italiana Cellino è un soggetto legittimo, anzi, vi svolge da anni un ruolo non secondario. Per quella inglese no. Certo, per l’ordinamento giuridico italiano vale la presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio, per effetto di una giustizia ormai barocca, tutta ripiegata come è sulle procedure e sui lauti redditi che ne traggono giudici, avvocati e operatori del diritto vari. Agli inglesi basta invece una condanna di primo grado per definire “guilty” il condannato. Ma lasciano, come a Cellino, il diritto di ricorrere in appello. Il fatto è che, in Italia, Cellino è tuttora indagato per vari altri reati al penale e al civile, ed è stato anche in carcere in corso d’opera. Inutile ricordarne il palmarès, tanto è lungo.
Qui osserviamo in breve solo tre elementi. Se la Premier e più in generale il calcio inglese sono reputati i migliori al mondo per lo spettacolo (per dire, la loro serie B non ha eguali per seguito e fascino) lo si deve non solo alla tradizione ma alla capacità di perpetrarla, salvaguardandone la qualità: Cellino è stato ritenuto “inidoneo” a farne parte, in sostanza un elemento corrotto e potenzialmente inquinatore.
Al confronto la Lega Serie A appare “inidonea” a guidare il calcio italiano di vertice. Basta scorrerne l’organigramma: Maurizio Beretta (presidente), Adriano Galliani (vicepresidente), Urbano Cairo, Massimo Cellino (sic!), Aurelio De Laurentiis, Tommaso Ghirardi, Albano Guaraldi, Antonio Percassi, Gino Pozzo (consiglieri); Claudio Lotito e Antonino Pulvirenti (consiglieri federali). Difficile dire quanti passerebbero il vaglio dell’omologa inglese …
Il tentativo di Cellino di infiltrarsi di nuovo nel calcio inglese dopo il fallito bliz sul West Ham di qualche anno fa è stato percepito negativamente non solo dai vertici del football ma anche dagli stessi tifosi del Leeds. La foto ne ritrae alcuni recarsi allo stadio - il 2 marzo 2014 - con i colori del club, ma nei panni caricaturali dei “mafiosi”. I tafazzisti alla Marco Travaglio ne hanno approfittato per continuare a recitare la solita litania de “all’estero ridono di noi”. In realtà si tratta di altro: l’Italia è il paese che sta indagando e condannando Massimo Cellino (questo si fa finta spesso di dimenticarlo). E i tifosi del Leeds lo sanno bene. Ma sanno altrettanto bene che alcuni italiani (mica tutti, sennò metterebbero nel mazzo anche Travaglio e suoi indignati lettori) si comportano da mafiosi. E ci ridono sopra.