Fucili puntati


4 aprile 2013, Estádio Raimundo Sampaio, Belo Horizonte

A memoria, non ricordiamo un fucile puntato su un giocatore di calcio. Atti di violenza e minacce in campo e sugli spalti fanno parte da sempre del dark side della storia del football, col pieno coinvolgimento delle forze dell’ordine. Ma una scena simile - ancora più vivida nei filmati [vedi] - lascia esterrefatti e il suo ricordo va tenuto vivo. Possono essere fatti valere tutti gli elementi di analisi “sociologica” o contestuale (violenta contestazione della terna arbitrale da parte dei giocatori argentini dell’Arsenal Sarandi alla fine della partita di Copa Libertadores contro l’Atletico Mineiro) che vogliamo, ma non può esistere giustificazione alcuna a un gesto come quello immortalato nell’immagine.

Le fragili democrazie sudamericane sono attraversate come quelle europee da pulsioni autoritarie sempre più esplicite. Nondimeno, la polizia brasiliana - non nuova a interventi violenti sui giocatori [leggi] - sembra volersi preparare in questo modo a gestire il prossimo Mondiale. Lo scorso dicembre a San Paolo, durante la finale di Copa Sudamericana, i giocatori argentini del Tigre non erano rientrati in campo dopo l’intervallo denunciando un pestaggio subito nello spogliatoio da parte delle forze di “sicurezza”.

A Belo Horizonte la polizia, dopo aver minacciato in campo i giocatori dell’Arsenal Sarandi, ne ha arrestati otto negli spogliatoi per oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento, liberandoli solo il mattino seguente dopo il pagamento di una multa [leggi].