Roma, 10 ottobre 2014
"Dobbiamo considerare che una parte dell’opinione pubblica ritiene che certi oneri della collettività nei confronti delle partite di calcio non siano più accettabili. Il calcio dice che dà più di quello che costa, ma è in buona compagnia, perché in Italia c’è un’alta percentuale di cittadini che pagano di tasse più di quanto ricevono in servizi. Quel provvedimento riguarda tutte le manifestazioni sportive ma, alle partite di calcio, le forze dell’ordine sono in assetto da guerra, mentre per Italia-Inghilterra di rugby allo stadio Olimpico c’erano 82.000 spettatori e neanche un poliziotto. Anche ai Mondiali di pallavolo non solo non c’è un poliziotto, ma neanche un vigile. Quindi il problema è dello Stato o del calcio?".
Senza tanti giri di parole, il presidente del Coni, Giovanni Malagò ha così commentato la richiesta al Senato della Repubblica avanzata dalla Lega di Serie A di sopprimere gli articoli del Decreto stadi che prevedono il pagamento da parte dei club di parte delle spese degli straordinari delle forze dell’ordine, ricordando che “il sistema del calcio italiano contribuisce già alla fiscalità generale del Paese, secondo gli ultimi dati disponibili riferiti all’anno d’imposta 2011, per un ammontare di un miliardo e 34 milioni di euro di imposte dirette e indirette, 741 dei quali attribuibili ai soli club di Serie A”.