Innocenti evasioni


Aprile-maggio 2013

Questo ragazzo biondo - qui colto in una foto dei primi anni 1970s accanto a uno dei più amati pedatori della storia di Eupalla - è stato uno dei campioni della grande Germania di quegli anni. Molti chili fa era un’ala (oggi diremmo un attaccante esterno) di molta corsa e di buona tecnica, capace di terrificanti bordate a rete. Oggi è l’uomo più potente del calcio tedesco (ergo d’Europa), una sorta di Moggi in salsa bavarese. Come Lucianone ha qualche problema con la giustizia anche lui. È sotto inchiesta per evasione fiscale ed esportazione di capitali all’estero (al momento gli sono stati accertati 20 milioni nelle solite banche elvetiche). Il tafazzismo nazionale, nel suo angusto provincialismo, crede sia una specialità italica: in realtà è una pratica diffusa ovunque.

Hoeness ha appena pagato una cauzione di 6 milioni (una bazzecola: il decotto Milito, al lordo, continua a mungere di più annualmente al povero Moratti) per provare a scampare la galera preventiva. Pare che Frau Merkel si sia irritata un poco per il danno di immagine al moralismo tedesco. E così sono partiti i fumogeni per i media: prima l’acquisto di Goetze, poi quello di Lewandoski, a ore è atteso l’annuncio di Hummels. Ma il dato più scontato è la conferma che il bostik teutonico è effettivamente il migliore: Uli è ben attaccato alla carega di presidente del FC Hollywood e non ha alcuna intenzione di mollarla. D’altra parte, il suo compare Beckenbauer lo ha riciclato nella candeggina: “Uli ha sbagliato, ma non è un imbroglione” (ah, no?) [Leggi qui anche qualche bruscolo di cenere caduto su Rummenigge].

Se la Germania fosse un paese serio, Hoeness si sarebbe già dimesso. Ben altra serietà ha mostrato nelle settimane scorse il ministro delle Finanze francese, Jérôme Cahuzac, alfiere del moralismo del governo socialista che sostiene di combattere la ricchezza dei poveri ricchi come Zlatan: l’omesso dettaglio era che deteneva un bel conto in nero anche lui nei forzieri elvetici. Ma mentre Hoeness è reo confesso, l’algido tecnocrate franzoso ha pure fatto mostra di negare l’evidenza. Mettendo in ginocchio l’etica di una nazione già temprata dai gioielli di Bokassa, dalle tangenti di Chirac, dai finanziamenti illeciti di Sarkozy.

I concives del nord Europa dovrebbero prendere esempio da Equitalia Sud. Tenace, non deflette alle reiterate richieste di Diego Armando di negoziare la sua bella evasione di 40 milioni (a memoria non ricordo a quanto ammontasse quella di Zico …) con il fisco italiano, cioè con i nostri portafogli. Al massimo è disposta a concedere una rateizzazione. La serietà dell’etica partenopea.